Confessioni di un marketing strategist | Nicola Ferrari
Marketing strategist: chi era costui?
— Intro —
Partiamo dall’assunto che il settore digitale (nella sua interezza, non solo il marketing) vede da sempre un flusso costante di nuovi job title/ruoli/specializzazioni/.. che, suppongo, siano croce e delizia dei recruiter e dei clienti. Ma anche per gli addetti ai lavori che (ogni tanto) si chiedono se il proprio job title sia ancora corretto e pertinente.
Di title strani se ne sono visti nascere e morire, evolvere, cambiare, e tanti altri arriveranno: io scommetto su tik tok specialist e metaverse strategist. Voi?
— fine dell’intro—
L’idea di ragionare sull’argomento parte dalla ricerca “The Future of Strategy 2021” di Warc (ne avevo parlato qui) e si consolida dopo il mio sondaggio: il risultato mi ha francamente sorpreso, mi aspettavo vincesse a mani basse il tema AI.
Lo studio segnala un “bisogno” crescente di questa figura (che possiamo chiamare marketing strategist, digital marketing strategist o digital strategist, pur con qualche sfumatura di differenza, ad essere molto pignoli) per mettere ordine e sintesi tra le diverse verticalità e figure del marketing online sia verso il cliente che nei confronti del team.
Realtà o fuffa? Reale e tangibile che le specialità del marketing digitale stiano correndo e propagando (since ever) come la materia dopo il Big Bang. Pensiamoci: 15 anni non era strano trovare in un’unica persona tutte le competenze “possibili” per fare web marketing. Oggi invece lo è, senza nulla togliere a figure molto eclettiche e multi skill, che comunque rappresentano l’eccezione. Anche per un progetto di bassa-media complessità e piccolo budget, per “fare digital” servono comunque più figure specializzate.
Il/la MS dovrebbe tenerle unite in un unico quadro: definire il campo di gioco, le verticalità coinvolte, il punto di arrivo del viaggio e, last but not least, decodificare tutto questo per il cliente.
Pro e contro del ruolo? Complessità, aggiornamento continuo, entropia.. ma, parlo almeno per me, la somma è divertente (ma io sono comuqnue quello che si annoia a fare una cosa sola, altr* invece lo apprezzano, nulla di strano).
Per fare il/la MS devi leggere di tutto, provare tool, ipotizzare soluzioni e cercare di giocare d’anticipo sulle tendenze. Ascolti e impari molto dalle/dai collegh* specialist; ascolti e impari molto dai clienti.
L’esigenza c’è e le ricerche di questa figura aumenteranno, dentro le agenzie in primis e nelle aziende con team digital inhouse medi/grandi a seguire. Magari anche in modalità temporary o freelance per progetti complessi o dinamiche di formazione.
E, se non fosse richiesta la figura in sè, certamente altri ruoli di coordinamento/project management dovranno calcarne alcune caratteristiche.
Un punto molto aperto e sfidante è la formazione alla base di un/una MS: sul mercato esistono già corsi interessanti ma il tempo richiederà una messa a fuoco sempre maggiore.
Commenti o pareri in merito?
Altre cose
Con settembre si torna in aula: riparte il corso di Teorie e Linguaggi della Pubblicità Digitale per la laurea magistrale di Web Marketing e Digital Communication IUSVE. A tal proposito, una bella selezione di tool per tenere corsi/presentazioni/webinar online. E io preparo la mia bella lista di citazioni.
Sto finendo “Professione advertiser su Facebook e Instagram: Strategia e tanta pratica per vendere prodotti e servizi” di Paolino Virciglio, scoperto da un articolo di Enrico Marchetto, una certezza come suggeritore di libri e link. Lettura interessante.
Ultimo link: il marketing digitale di prodotto (diciamo, l’awareness) spiegato in pochi punti.
Ultimissimo link (un pò lungo da leggere): se il funnel non sta bene, neppure il viaggio dell’eroe se la passa meravigliosamente.
A presto,
Nicola