(in)fedeltà | Nicola Ferrari
Il marketing della (in)fedeltà
Cito ogni tanto questa ricerca Nielsen dal simpatico titolo: Disloyalty.
Risale al 2019 (“solo” 3 anni fa) e la cattiva notizia è che la pandemia ha ulteriormente accelerato la tendenza, tanto che The Drum (giusto un mesetto fa) si poneva questa domanda.
Sono partito da qui per googlare “retention marketing” o “loyalty marketing”, col dubbio che ci sia ancora tanto da dire, anzi da fare sul tema. Tema che poi non per forza deve avere un’etichetta (già abbiamo anche troppi sottogeneri di marketing) ma un’attenzione e una priorità, quelle si.
Detto altrimenti: dedicare tempo e budget alle azioni dedicate al pubblico già conosciuto/acquisito. Lo so, spesso sembra meno sexy e divertente: le campagne creative, le cose più cool puntano più volentieri a persone che non ci conoscono. Ma acquisire pubblico per poi perderlo fa molto Sisifo e si trasforma in un loop costoso e frustrante.
A che azioni riferisco? Email, community, CRM e tutto quello che è utile e pertinente per tenere un legame attivo e concreto. Si, valgono anche le lettere cartacee (presente gli hotel che inviano brochure o materiali via posta tradizionale?) o i messaggi su Telegram o una telefonata.
A cosa non mi riferisco? A chi pensa di fidelizzare solo offrendo sconti. Il codice coupon cronico è l’antipasto dell’infedeltà. Amen
Altri link
Shopify è più grande di Amazon? Domanda un pò clickbait (lo so) ma qui si spiega.
3,2,1, arriva il link più cliccato di oggi: parliamo di stipendi digital in Italia (visto su Corrente)
link tecnico ma usatelo nelle vostre slide (soprattutto i primi 2 grafici): lo stato del digital advertising nel 2022 by Stratechery (bookmark please)
Amate Zapier e le automation? Forse lo tradirete per Bardeen.
Il mio prossimo giochino: Aryel.
A presto,
Nicola