Oggi incastro 2 link che parlano di piattaforme diverse che si stanno muovendo in direzioni, tutto sommato e con i dovuti disclaimer, piuttosto simili.
Partiamo da TikTok
“TikTok Aims To Create 1 Billion Shopping Influencers”.
E dove li trova?
Semplice: “Anyone with over 1,000 followers can earn affiliate income by promoting products sold on TikTok Shop.” e 1000 followers non sono poi un così limite elitario.
Molto democratico: l’asticella è volutamente alla portata di molt*. Troppo forse?
Qui vediamo in realtà un innesto dell’affiliation dentro l’idea di “influencer”, concetti che, messi insieme, si traducono in quanto una “persona” sappia muovere gli acquisti verso un prodotto/servizio. Niente che non esistesse già prima dell’Internet.
Nell’articolo che ho linkato c’è anche un utile confronto con Amazon e col suo modello appunto di affiliation che, dal 1996 ad oggi, ha visto varie evoluzioni, rivelandosi via via una carta molto importante e un pò underdog per l’azienda (per approfondire).
TikTok vuole spingere ancora di più in questo senso perchè “On TikTok, influencers and their content, not brands, drive shopping, and thus influencing is a lot more transactional.”
Ed è comprensibile: se vuole “battere” Amazon, Temu & tutti gli altri, TT deve giocarsi e bene questo vantaggio competitivo, che è un pò lo stesso approccio di un altro social in rotta di avvicinamento sui nostri device: Xiaohongshu.
Creator dove non te li aspettavi: tocca a LinkedIn
LinkedIn appoints Whalar Group as creator marketing partner
All’interno del suo network di partner, LinkedIn ne ha individuato uno
focalizzato sui creator (ce ne sono altri sullo stesso segmento? Ho cercato ma senza trovare conferme), ovviamente all’interno della piattaforma. E ho sorriso leggendo il commento del co-CEO di Whalar
“We don’t want LinkedIn to become a place for lifestyle and entertainment content, that’s what TikTok, Instagram and YouTube are for … this partnership is about taking creators on a journey to understand how they should show up and tell their business journey and marketing insights.”
l’accostamento al tema del lifestyle è simpatico e mi fa pensare ai flex che ogni tanto mi compaiono in feed. Chiusa parentesi.
Che LinkedIn dia così spazio e peso al tema dei creator, non è scontato. Forse è diventato necessario ma, appunto, non era un esito ineluttabile.
In realtà c’è chi aveva già sentenziato che “the further LinkedIn moved away from being a conventional professional network to becoming a content recommendation engine.” e chi “LinkedIn è diventato qualcosa di diverso”: per motivi molto diversi (su LinkedIn non si vendono cose, non direttamente diciamo) ma anche piuttosto simili a quanto dicevamo poco fa su TikTok (in fondo è la persona che traina l’interesse) siamo su conclusioni e scelte vicine.
Il pressing di entrambe le piattaforme è rivolto verso la crescita di roster di utenti in grado sempre più di attrarre/vendere. La creator economy, qualcun* direbbe, “celebrata” (e sdoganata?) anche da Google in questo articolo.
So what
Potremmo avanzare un pò di meditazioni sul sistema in generale ma ora concentiamoci sulle aziende/brand: è necessario investire sui creator? Non per forza, ma una seria riflessione per il media plan è necessaria. E con “seria” intendo senza ansia e senza pregiudizi, quindi capitalizzando quello che la leva creator può portare o rinforzare. Poi se ti capita a sorpresa una Taylor Swift “testimonial” involontaria, ancora meglio.
Pareri?
Altri link
GA4 e Meta amici? é solo un’integrazione nativa ma apprezziamo il pensiero
Qualche riflessione su questo grafico:
Nella prossima newsletter penso parleremo di B2B. Accettasi link e domande.
Attendo anche segnalazioni dei talk imperdibili al WMF della prossima settimana. Io inizio suggerendo “Hello Boomer! Ancora Content basati sulla creatività? Say hello to SEO”: Maria e Vanessa sono mie compagne di avventura in TBS ma soprattutto professioniste sempre sul pezzo.
Non è solo questione di quanta AI troviamo (e troveremo) nelle piattaforme ma anche di come raccontarla: G ha lanciato Accelerate with Google.
Sto rottamando Evernote con un team composto da Notion, le Note di Apple e Pocket. Funzionerà? Lo spero.
WhatsApp come elemento chiave per il customer engagement: dati fin troppo generosi, però prendiamo nota.
A presto,
Nicola