Consiglio di leggere questo come utile premessa:
Soffiato mi ha fatto recuperare questa ricerca by Google “The Effectiveness Equation” che avevo sfogliato e poi parcheggiato nel mio Raindrop (tool di bookmark dove metto “cose” che prima o poi, forse, mi serviranno, e io non ricorderò dove le ho messe).Sarà il titolo, saranno i concetti elencati, non ci avevo visto un’urgenza operativa. Mentre però leggevo la newsletter di cui sopra, ho capito che stavo tralasciando qualcosa e che, probabilmente, questo PDF va macinato su tanti tavoli per essere letto e digerito.
Non ci sono rivelazioni o colpi di scena ma la giusta razionalità e multidisciplinarità per rispondere a domande pesanti.
Il sottotitolo: “How to understand the full impact of your marketing strategy and prove it to the rest of the company” e soprattutto la sua seconda parte (“prove it to the rest..”) fanno capire dove andremo a incunearci: il marketing e la sua percezione d’efficacia.
Un argomento che forse una volta era meno urgente (per tanti motivi, dal mercato alla misurabilità) ma che ora sta diventando l’elefante nella stanza, anzi l’elefante in molte stanze. E ho ripensato anche a questa ricerca: guardate chi c’è al primo posto.
Ma torniamo al report: una delle citazioni più icastiche suona così:
Come marketer ora viviamo fisica quantistica e non abbiamo alternative: messy middle, mix model, tanta probabilità nelle attribuzioni. Nel 2021 al Web Marketing Festival avevo sfoderato il gattino con relativa citazione:
Molte altre funzioni aziendali invece devono vivere di certezze e determinismo: far funzionare tutto sullo stesso piano non è banale.
Ma, se non lo facciamo o non ci proviamo, rischiamo forte che il marketing come cluster di attività e soprattutto come voce di costo sia messa sotto le forbici.
D’altronde:
Insomma, un pò anche questione di sopravvivenza se vogliamo drammatizzare forte.
Il documento prova a dare delle chiavi di lettura, io vado diretto ad un pò di riflessioni:
Banalità ma fare marketing (anche operativo) senza una visione più ampia (finance ma non solo) dell’azienda cliente è farlo male e ci limita. Tanti ottimi acronimi come ROI, COS &co devono funzionare nei bilanci aziendali, non solo nei nostri report.
Masticare di econometrics urge tantissimo.Elementi di marginalità, impatto del marketing, short/long term non sono facili da comunicare e da far digerire. Non sono seducenti nè “commerciali” ma dobbiamo parlarne in fase di pitch, di consulenza e di gestione. Dobbiamo.
Gli stakeholder interni ed esterni (=clienti, ma non solo) si aspettano spesso velocità, certezza, fiammate: non è sempre così, anzi non lo è quasi mai soprattutto su mercati maturi e competitivi. E il tempo è un fattore di marketing: un grafico del genere ad esempio ci dice qualcosa di “normale”
E prima di chiudere, un pensiero sul marketing ai tempi dei dazi (e di Trump).
A presto,
Nicola